trans
Una nuova amicizia - 04
di laurachiaretta
20.05.2015 |
7.739 |
7
"Mi puntò qualche spillo e incominciò prendere alcune misure..."
I sabati passavano velocissimi.Tutte le volte facevamo qualcosa di diverso, si partiva sempre dal ballo con tacchi sempre più alti, lezioni di portamento, di trucco ed una cosa che amavo tantissimo. Chiara metteva un video con qualche scena di vecchi film con attrici famose, come erano affascinanti Andry Hepburn, Kim Novak, Claudia Cardinale. Poi dovevamo ripeterle i gesti, le movenze sia io che lei. Era una specie di gara, ci filmavamo e guardavamo chi era più brava e credibile. Oramai ero diventata bravissima. A sedermi, a girare lo sguardo, a muovere le mani, rivedendomi in certe scene mi stupivo di me stessa. Chiara stava facendo su di me un lavoro incredibile, non c'è che dire era proprio brava e la cosa strana era che certe volte ero anche più brava di lei.
"Non andare via oggi, stasera usciamo." mi disse alla fine della mattinata, facendomi letteralmente sussultare. Come uscire? Non facevamo solo i sabati mattina? Poi oggi avevo un impegno. Ma non si era detto che fuori dalla porta non sarei più stata Sara ma ritornavo l'uomo di tutti i giorni?
"Le regole ci sono per essere infrante." mi disse con il suo meraviglioso sorriso e stringendomi maliziosamente l'occhiolino. “Riposati alle tre abbiamo un appuntamento".
Era l'una, mangiai qualcosa, con una scusa feci saltare l’appuntamento del pomeriggio, ma chi poteva riposarsi, rimasi con il cuore in gola fino alle tre. "Andiamo mettiti solo un fondo sul viso, lascia il seno e reggiseno, questa parrucca corta e questa tuta da ginnastica". Disse lanciandomi un pacchetto con gli indumenti.
Mi fece salire in macchina e uscimmo dal cancello.
Che emozione era la prima volta fuori in abiti femminile, beh ero molto androgina quasi non truccata, ma le coppe finte con una quarta di seno spuntavano senza discussione.
Ci fermammo davanti a un negozio di vestiti "E' un mio amico, mi disse, per stasera voglio che porti un abito che ho già fermato per te, ma c'è bisogno di qualche piccola aggiustatina e Aldo è il miglior sarto della citta."
Entrammo insieme, ero imbarazzatissima, il negoziante stava servendo una cliente, ci guardò, ci sorrise, si scusò con la cliente e ci accompagno nel retro nella sala prove.
Finì con la cliente, chiuse il negozio e venne di la.
"Proprio bella." disse a Chiara rimirandomi, "proprio una bella signorina, il vestito che hai scelto gli andrà benissimo". Mi fece spogliare poi mi diede un vestito nero in seta, con dei disegni a fiori rossi, elegante ma sexy, come un tubino ma con la gonna più aperta, una bella scollatura davanti e la schiena scoperta solo in parte. Mi sembrava un sogno.
Mi puntò qualche spillo e incominciò prendere alcune misure.
Chiara intanto era rientrata in negozio a provare qualche abitino molto sexy.
"Devo toglierti il vestito ora, non ti muovere che ci sono gli spilli." mi disse Aldo mentre si assicurava l'ultimo spillo sul retro di una spallina.
Mi tolse l'abito da sotto e rimasi con reggiseno e mutandine. Si avvicinò da dietro e con una mano mi accarezzò un fianco, sussurrandomi ad un orecchio che mi trovava bellissima.
Rimasi impietrita a metà tra l'imbarazzo e la passione.
Incomincio a baciarmi sul collo e a accarezzarmi, prima il seno, poi le cosce, poi.... ero in estasi.
Si abbassò i pantaloni e un bella asta durissima emerse con una grande energia. Dal tempo dell'apparizione a quando incominciai a succhiarglielo credo saranno passate frazioni di secondo.
Iniziai dalla cappella, volevo fargliela ingrossare più che mai, mi impegnai con tutto il mio ardore.
Poi tutto fino in fondo, ripresi la cappella, lo scroto turgido, poi ancora tutto, tutto sempre di più, sempre più forte sempre più forte. Vibravo per l’emozione, lui prima accompagnava il movimento poi si fermò lasciandomi a me tutto il compito.
Contrae il bacino, emise un suono rauco, mi accarezzo la testa fino a comprimerla e venne come non mai.
Ero una donna, mi sentivo una donna che aveva soddisfatto l'uomo davanti a me. Bevvi tutto con impazienza e riconoscenza. Pulì ben bene quella cappella perfetta e rimasi in ginocchio davanti a lui.
Passarono alcuni istanti o forse minuti di assoluto silenzio e immobilità. Poi mi accarezzo il viso, si rimise i pantaloni a posti e mi consegno la mia tuta
"Il vestito sarò pronto per le sette." disse Aldo a Chiara che nel frattempo stava entrando. Quasi mi imbarazzai a volgere il mio sguardo su di lei mentre mi rivestivo, ma lei mi sorrise rifacendomi lo stesso malizioso occhiolino di prima.
Forse aveva capito tutto, o magari era già d'accordo con l'Aldo.
Poco importava, il pomeriggio era partito nel migliore dei modi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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